L’Unità di ricerca Sapienza è composta da Cristina Mantegna e Francesca Santoni – che ne hanno anche coordinato i lavori – e da Federica D’Uonno, Maria Calvano e Carolina Checchi. Nei tre anni di finanziamento, il gruppo di ricercatrici ha lavorato al censimento, alla digitalizzazione e alla descrizione dei documenti cassinesi, in originale e in copia, prodotti entro il XII secolo. Se all’atto della redazione del progetto l’obiettivo prefissato era quello di analizzare i documenti relativi alla Terra Sancti Benedicti con l’obiettivo di ricostruire il sistema storico di documentazione del territorio su cui si esercitava il dominio degli abati di Montecassino, ben presto si è deciso di cogliere l’opportunità offerta da un sistema digitale integrato come quello immaginato con MeMo: quella cioè di offrire alle pergamene dell’Archivio dell’Abbazia una visibilità mai avuta in passato.

Ciò ha determinato un significativo cambio di rotta a partire dal censimento del materiale che si è fatalmente dilatato ed è stato condotto sui Regesti dell’Archivio pubblicati a partire dal 1964 a cura di d. Tommaso Leccisotti (poi anche di d. Faustino Avagliano), i soli ad offrire uno sguardo d’insieme completo sul patrimonio documentario cassinese; la schedatura è stata poi integrata da informazioni di prima mano fornite dall’attuale padre archivista, d. Mariano Dell’Omo.
Sono stati così identificati 921 pezzi per lo più in originale e inediti (o editi in passato secondo criteri ormai superati), nei quali è rappresentato un variegato ventaglio di tipologie documentarie riconducibile al periodo compreso tra IX e XII secolo. Di dimensioni molto diverse tra loro, le pergamene sono tutte conservate arrotolate e possono presentare veli di seta colorati a protezione, cuciti lungo il margine superiore in un’epoca imprecisata.


Qui sopra è visibile un esempio: Biblioteca statale del Monumento nazionale di Montecassino, Archivio, Aula 3, caps. 02, n. 015: un privilegio di papa Leone IX del 20 maggio 1052 al quale è stato cucito un velo di protezione in seta rossa.
Circa la metà di esse si trova in buone condizioni di conservazione mentre la restante metà presenta danni evidenti provocati da umidità, muffe, tarli, lacerazioni, che talvolta hanno reso i supporti estremamente fragili determinando talora la caduta di porzioni importanti di essi. Fenomeni anche importanti di corrosione determinata dal cosiddetto “cancro del piombo” sono riconoscibili anche sulle bolle in calce a molti documenti pubblici.
Le condizioni di conservazione del corpus documentario selezionato hanno dunque creato non poche difficoltà alla campagna di digitalizzazione, rallentandola (poiché ciascun documento andava manipolato in modo diverso a seconda del formato e dello stato di conservazione) e portando ad escludere – a malincuore ma per questioni di prudenza – poco meno di un centinaio di pezzi. Il processo di acquisizione delle immagini ha riguardato, in un primo momento, 535 documenti di dimensioni pari o inferiori a 440 × 520 mm e privi di sigillo o bolla che sono stati cautamente srotolati sul piano dello scanner planetario messo a disposizione dall’Unità dell’Università di Cassino per acquisirne le immagini ad alta risoluzione del recto e del verso di ciascuno.

Successivamente altre 293 unità, di dimensioni maggiori e munite di sigilli o bolle sono state stese per quanto possibile con l’ausilio di una grande lastra di plexiglass e sono state riprese, anch’esse su entrambi i lati, da un fotografo professionista con macchina fotografica digitale. Il medesimo trattamento è stato riservato alle bolle e ai sigilli (compresi quelli staccati), fotografati sia in situ che nel dettaglio. Di seguito un esempio: Biblioteca statale del Monumento nazionale di Montecassino, Archivio, Aula 3, caps. 10, n. 024: il sigillo aderente incassato, con controsigillo, dei principi di Capua Paldolfo I e Landolfo III (diploma del 7 giugno 967)


La definizione di un corpus di tale entità ha indotto a rinunciare per il momento ad un’auspicata (e auspicabile) operazione editoriale condotta secondo il metodo classico, per la quale sarebbe stato necessario il coinvolgimento di un gruppo di editori più numeroso con maggior tempo a disposizione. Si è invece ritenuto più realistico mettere a punto un set di metadati adatto alle diverse piattaforme su cui sarebbero state pubblicate le immagini acquisite, che ben rappresentasse la natura e le peculiarità dei documenti giuridici e che nel contempo dialogasse con i set creati contemporaneamente per i codici e gli incunaboli cassinesi. Il risultato più significativo è ad oggi rappresentato dalla elaborazione di una Scheda documento, disponibile sul database Manus Online: un modello ‘normalizzato’ messo a punto dall’Unità Sapienza in collaborazione con l’Istituto centrale per il catalogo unico che risponde alle esigenze di descrizione dei fondi documentari dall’Abbazia di Montecassino e al quale potranno ricorrere i catalogatori di altre biblioteche italiane che, da ora in avanti, dovessero descrivere le loro collezioni documentarie.
La Scheda documento è stata presentata il 26 febbraio 2025 in occasione dell’incontro di studio dedicato Documenti medievali e Manus Online: sfide, tentativi e possibili soluzioni. In seguito è stata illustrata nell’ambito del Master biennale di II livello in Metodi, strumenti, tecnologie per l’analisi, la descrizione e la documentazione del patrimonio manoscritto e stampato antico dell’Università di Cassino e del Lazio meridionale (7 e 14 marzo 2025) e poi nel corso della VII edizione del Laboratorio di Umanesimo Digitale organizzato dall’Università di Macerata (5 giugno 2025).